C'è un piccolo Calvino in ognuno di noi. E non Italo, ma francese.
Volendo - in puro stile barbaro - semplificare in poche battute quello che altri scrissero in tante e tante pagine (Max Weber), la faccenda si riassume così: il profitto, il successo, la ricchezza sono frutto della grazia divina. In altre parole: se produci, vali, e la tua soddisfazione, la tua realizzazione (anche mistica!) sta proprio nel prodotto del tuo lavoro.
Se sostituiamo all'ipotetico dio la società in cui viviamo, ci ritroviamo in una situazione per cui finiamo per considerarci orgogliosi in maniera direttamente proporzionale a quanto produciamo.
In tempi di precariato, non è una bella cosa. In tempi di velleità pseudo-proto-artistico/espressive, neanche.
Ed ecco giungere la fatidica domanda, che come introduzione ha avuto bisogno di cotante citazioni sociologiche.
"Cosa fai nella vita?": domanda dalla risposta tanto più problematica quanto più anziana è la persona che la fa.
Si potrebbe parlarne per ore analizzando il cosa si vorrebbe fare, cosa si sa realmente fare, cosa si può concretamente fare, cosa è solo lontanamente ipotizzabile fare.
Per poi, dopo aver deliziato l'interlocutore con un tale flusso di coscienza, giungere finalmente al "cosa si fa". Magari declinato nella versione più comprensibile a chi pone la domanda (che, se storicamente avvezzo al posto fisso, ti considererà comunque un mezzo fallito se il posto fisso non ce l'hai nè realisticamente pensi di poterlo mai avere...).
Perchè impelagarsi in una simile odissea oratoria? Per farci stimare dagli altri e, di rimando, perché dagli altri possa tornare un riflesso a farci da autostima. Pensiero contorto, degno di un cane che si morde la coda.
E perchè no, esiste anche il convincimento artistico-bohemien, votato alla produzione di opere di genere reportagistico (il cui valore - a parità di prodotto - sarebbe "calvinisticamente" maggiore se Wim Wenders o la Magnum scoprissero questi preziosi diamanti grezzi rendendoli capolavori del contemporaneo).
E mentre discettiamo di queste amenità l'autunno ci accoglie, sotto il Castello.
Roberta
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