lunedì 18 ottobre 2010

West Side Stories



Per leggere correttamente questo post è importante immaginare tutti i dialoghi in inglese, nonché sapere che tutto ciò che segue è un racconto pedissequo di episodi realmente accaduti in questo mese nel nostro South-west.

Al pub

1) Jess parla con Mauro ed altri ragazzi seduti al tavolo. Lui la segue con lo sguardo sperso e annuisce di tanto in tanto, giusto per non sembrare completamente idiota. Il discorso a un tratto si blocca e Jess gli chiede se sta riuscendo a seguirli. Mauro annuisce e si attacca all’ultima parola che crede d’aver inteso:
- Certo, parliamo di Hemingway!
- No, stavamo dicendo che in certi pub puoi comprare marijuana!

2) Finisce un film di Ken Loach proiettato tra le birre spillate a pinta a pinta. Mauro e Roberta si avvicinano ai ragazzi che hanno organizzato la proiezione in prima fila. Loro si scusano perché in effetti l’accento degli attori era davvero difficile da comprendere
- E allora, cosa siete riusciti a cogliere?
- Che era un film di Ken Loach!

A tavola

1) Roberta prova a spiegare a Jess di un ristorante a pochi passi da casa.
- Dai, quel ristorante… quel ristorante… (rivolta a Mauro)… Come si dice angolo?
Jess intuisce:
- Corner!
- Si, si: esatto! - ridiamo assieme.
- Ma scusa, in inglese non esiste anche “angle”? - prova a far sfoggio della sua cultura Mauro.
- Certo, ma si usa più in ambito matematico - puntualizza Jess.
Mauro la guarda accigliato e chiede:
- Ma scusa, e allora quella canzone “Don’t look back in angle”?
Dopo quattordici anni dall’uscita dell'album, Mauro capisce che gli Oasis cantano “Don't look back in anger!” e che la canzone tratta temi molto meno metafisici di quanto ha sempre pensato.

2) Mauro entra in cucina per fare colazione. Jess e Neil sono infervorati in una discussione che, ovviamente, lui non può comprendere. Neil gentilmente prova a spiegargli:
- Abbiamo un piccolo problema con l’assicurazione.
Mauro asserisce senza capire.
- As-si-cu-ra-zio-ne - scandisce meglio Neil provando a pensare a parole meno complicate.
Mauro guarda verso il portatile aperto sul tavolo e ha un’intuizione che, fortunatamente, non ha il coraggio di esprimere ad altra voce: stanno certamente parlando di Torrent, il sistema per condividere e scambiare file su internet!
Neil continua mimando (per non sbagliare) il tutto:
- Hai presente quando uno ha un incidente con la macchina…
- Insurance! Assicurazione… ok! - finalmente Mauro c’arriva.
Purtroppo non è ancora arrivato a comprendere il rapporto fonetico tra Torrent e Insurance!

Al supermarket

Mauro si rivolge ad una commessa:
- Salve, stiamo cercando una lampadina.
- Si, allora: andate oltre lo scaffale dell’audio-video, superate la mensola coi bollitori e al secondo reparto a destra le trovate assieme ai ricambi auto.
Mauro sorride, ringrazia facendo finta d’aver compreso e segue l’unico vero indizio a sua disposizione: il dito della commessa che indica le lampadine.

Mauro

martedì 5 ottobre 2010

My mum, my mum, what have we done

London
London
London
London

Bristol

Bristol

Bristol

Bristol

Bristol

Bristol - Easton

Bristol - Easton

Bristol - Easton

Bath

Bath

Bath

Bath

Bath

Bath

Bath

Bath







Roberta


domenica 3 ottobre 2010

Elenco appuntato



Bath
Bath è a venti minuti di treno da Bristol. Siamo andati in un qualsiasi giorno della settimana e c’era il sole, quasi caldo. Nel parco, una classe di una ventina di liceali lavorava con tre diverse videocamere ad altrettanti piccoli corti chissà per quale lezione. Le strade lastricate di pietroni neri squadrati ci hanno accolto con mille vetrine colorate piene di annunci di lavoro e altre leccornie, come piccoli calzoni ripieni di meraviglie più o meno tradizionali. A Bath ci sono le terme romane, ma le hanno coperte con un intreccio di acciaio e vetro, così chi continua a usufruirne finisce per camminare in accappatoio su una terrazza che si affaccia sulla strada e, per quanto faccia caldo, a noi è sembrato sin troppo intraprendente come vestiario.

Pence 
Da quando siamo arrivati qui a Bristol non abbiamo mai smesso di trovare per strada monete da 1 pence. Non passa giorno senza che si abbassino gli occhi e poi le mani per raccoglierne uno sul marciapiede o all’angolo prima di entrare alla Tesco. Perché gli inglesi tengano così poco agli spiccioli mi risulta difficile da comprendere.
Ieri si è fulminata la lampadina del comodino e al ferramenta ho dato 89 pence tutti a pezzi di 1, 2 e 10: mi ha sorriso divertito mentre io, subdolo, pensavo che certamente parte di quella lampadina la stava pagando lui stesso con la sua distrazione o la sua scarsa considerazione delle monetine.

Integrazione
Easton è il quartiere a nord-est di Bristol in cui viviamo. È una periferia con poche automobili e tanti immigrati non europei. Ogni strada ha il suo market nazionale: India, Bangladesh, Marocco, Pakistan, Libano e altri stati asiatico-african-arabici meno identificabili. Nel complesso c’è un’aria di finta integrazione, per cui la necessità fa intrecciare le culture ma le culture creano muri e imbarazzi: non è affatto detto (giusto per fare un esempio) che, da italiani, si possa usufruire della macchina fotocopiatrice di un negozio pakistano.
L’altro ieri torniamo a casa e Jess, la nostra coinquilina, ci spiega che possiamo riempire un piccolo modulo così da poter votare alle prossime elezioni comunali. Da italiano, resto di stucco. Nel complesso c’è un’aria di integrazione reale che da noi ci sogniamo. Al pub dietro casa hanno pure la Peroni.

Domenica
Il sabato del villaggio l’abbiamo vissuto ieri. Tutto il quartiere era in ghingheri non si sa bene per quale groviglio di motivazioni: bancarelle, festoni, concertini, tavoli e barbecue sulla strada. Oggi piove e tira vento, tutto sembra dormire, la gente si sveglia tardi e fa un solo pasto abbondante a metà pomeriggio, noi guardiamo dalla finestra e aspettiamo con ansia l’arrivo dei tartari: probabilmente faremmo meglio a mettere su un DVD, o a bere una Peroni.

Mauro (con foto di Roberta)

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