Visto
che alla fine dell’anno passato ho avvertito il rischio di star diventando un
lettore pigro, di quelli che cercano lo stesso sapore in tutti i nuovi libri
che aprono e che si affidano cautamente agli stessi autori, ai consigli di quegli
autori, alle case editrici di quegli autori, ho scommesso con me stesso che
durante il 2014 avrei dovuto leggere solo scrittori mai letti: anche gente
famosa, ma mai neanche una volta sfogliata.
La
sfida è stata interessante un po’ per le scoperte fatte, un po’ perché tutti i
libri letti hanno dato vita a una storia, alle volte un aneddoto, che si aggiunge
al piacere della scoperta che dal leggerlo ho (quasi) sempre conseguito.
LIBRI
IN PRESTITO
Da
Simona, nonostante me l’avesse sconsigliato, ho preso Firmino di Sam Savage che non mi è piaciuto
affatto e che aspetto ancora di restituirle quando rientrerà definitamente da
Cleveland. Da Mariagiovanna ho preso Le braci di Sàndor Màrai e Fiona di Mauro Covacich, il primo
è uno di quei classici che mi vergognavo un po’ di non aver letto, il secondo
un romanzo troppo pretenzioso per i miei gusti. A Mariaelena ho chiesto La
schiuma dei giorni di Boris Vian
che mi ha sconvolto per la sua estrema modernità della forma e la sua estrema
vetustà dei contenuti.
Dalla
bellissima Biblioteca di Lorenzo di Mistero Buffo ho preso in prestito Mosca
più balena di Valeria Parrella.
Anzi, a dire la verità, l’ha preso Roberta quando io ero ancora un lettore
pigro, quindi me lo sono ritrovato comodamente vicino al letto.
A
Daniele invece ho chiesto un libro da leggere per un lungo viaggio in
Portogallo e lui mi ha sapientemente consigliato Città aperta di Teju Cole che io di rimando consiglio a
tutti quelli a cui piacciono le trame rarefatte e sfilacciate come i migliori
film di Wenders.
LIBRI
IN REGALO
A
mio padre, come scorrettamente faccio ormai da anni, ho chiesto in prestito un
libro che io stesso gli avevo regalato qualche mese prima: Mo Mama di Paolo
Nori, che mi ha dato la possibilità di conoscere la sua ricercata
scrittura libera. La graphic novel Maus di Art Spiegelman invece mi era stata regalata tra il 2001 e il 2002
da Bianca, ed era passata da una mensola all’altra e da una casa all’altra per
più di dieci anni fino al fondamentale consiglio di Josella che me l’ha fatta
ripescare e adorare.
La
più grande scoperta dell’anno invece è da attribuire al regalo che
Mariagiovanna mi ha fatto per il compleanno: La trilogia delle citta di K.
di Agota Kristof, che sembra uno di
quei libri che mi aspettava da sempre, un libro già mio chissà da quanto tempo.
LIBRI
A CASO
Bazzicando
per librerie e librai interessanti ho scoperto, comprato e letto il bellissimo Il
catalogo dei giocattoli di Sandra
Petrignani (acquistato da Vicolo Stretto) e l’ancora in lettura La
crociata dei bambini di Florina
Ilis (tra l’altro consigliato da di Diana, rumena anche lei - come la
Ilis). Poi seguendo per qualche tappa Pianissimo e Filippo Nicosia ho beccato e
letto Cosa vuoi fare da grande di Ivan Baio e Angelo Orlando
Meloni e ho sentito il prurito di leggere La solitudine di un riporto
di Daniele Zito (acquistato poi da
Gammazita), libro che in verità avrei dovuto leggere anche solo perché si
tratta dello stesso Daniele di Città
aperta di Teju Cole: ma tu guarda
fin dove può spingersi la pigrizia di un lettore!
LIBRI
A CASA
Così
come due buoni genitori dovrebbero sempre fare, i miei all’inizio degli anni
2000 hanno avuto la pazienza di investire settimanalmente in quasi tutta la Biblioteca di Repubblica con una bella selezione di classici del novecento. Almeno una volta l’anno ho sempre attinto da quella
miniera e nel 2014 i prescelti sono stati Lolita di Vladimir Nabokov e Opinioni di un clown di Heinrich Böll, due classiconi che non
ho amato particolarmente ma che assieme a Le
braci non potevo aspettare ancora di leggere.
Insieme
ai genitori però ho anche una moglie compratrice seriale di libri e così, senza
neanche spostarmi da casa ho potuto leggere per la prima volta Federico Rampini con Slow
economy e Paul Watzlawick
con Istruzioni
per rendersi infelici (quest’ultimo scaturito dalla mia completa ignoranza
durante una dotta discussione proprio tra Roberta e Mariagiovanna). Sempre a
Roberta e alla sua curiosità “da pulci” nella libreria di seconda mano Nijinski di Bruxelles devo anche la scoperta del primitivismo sardo de La leggenda di Redenta Tiria
di Salvatore Niffoi.
LIBRI
INCONTRATI E CONSIGLIATI
La
costituzione spiegata a mia figlia di Giangiulio Ambroisini e L’equivoco del Sud di Carlo Borgomeo me li ha consigliati
Gaia per il lavoro che avremmo dovuto affrontare in classe sulla questione
della Dignità a partire dal Terzo Articolo della Costituzione. In particolare
il secondo mi è piaciuto assai e lo consiglio a chiunque abbia voglia di
scoprire un punto di vista inedito sulla presunta “questione meridionale”.
Altro
suggerimento in qualche modo istutuzionale è stato quello per La
biblioteca di Gould di Bernard
Quiriny, recensito su Internazionale
e consigliato a tutti gli amanti di Borges, Calvino, Bolaño: ovviamente una fregatura per tutti i lettori pigri
come me!
Tutt’altro
che fregature sono stati invece Stoner di John Edward William, consigliatomi da Josella e letto tra la
Sicilia e la Croazia in un’estate serena variabile; Dune di Frank Herbert (rocambolescamente recuperato
dopo lunghe ricerche – perché temporaneamente fuori catalogo - in una
bancarella di Piazza della Repubblica a Roma), consigliatomi da un quasi
sconosciuto Francesco durante la cena di laurea di Germano, che mi ha riportato
alla fantascienza dopo più di dieci anni e mi ha fornito parecchie illuminazioni
sul concepimento della saga di Star Wars; e infine Sillabari di Goffredo Parise, adocchiato (per
sintonia a Buzzati e Manganelli) sempre a casa di Daniele e da lui fermamente
consigliatomi.
LIBRI
ABBANDONATI
Ce ne sono stati tre. Le infradito di Buddha di Zap Mangusta, Il campo di nessuno di Daniel Picouly e Il sogno di mia madre di Alice Munro. Il primo e il terzo sono stati regali (di Valentina, Fabio e Roberta) e mi dispiace non essere riuscito ad arrivare alla fine, ma Mangusta nonostante i temi intriganti è davvero logorroico e mi ha stancato dopo un’ottantina di pagine, la Munro invece ha quel vizio carveriano di far salire al massimo la tenzione di un racconto e poi lasciare il finale aperto, oppure chiudere senza soddisfare tutte le aspettive create. Quello di Picouly è invece uno di quei romanzi fiume ambientati tutti in ventiquattro ore, e libri del genere bisogna trovarsi col giusto animo per accompagnarli fino all’ultima pagina.
Ce ne sono stati tre. Le infradito di Buddha di Zap Mangusta, Il campo di nessuno di Daniel Picouly e Il sogno di mia madre di Alice Munro. Il primo e il terzo sono stati regali (di Valentina, Fabio e Roberta) e mi dispiace non essere riuscito ad arrivare alla fine, ma Mangusta nonostante i temi intriganti è davvero logorroico e mi ha stancato dopo un’ottantina di pagine, la Munro invece ha quel vizio carveriano di far salire al massimo la tenzione di un racconto e poi lasciare il finale aperto, oppure chiudere senza soddisfare tutte le aspettive create. Quello di Picouly è invece uno di quei romanzi fiume ambientati tutti in ventiquattro ore, e libri del genere bisogna trovarsi col giusto animo per accompagnarli fino all’ultima pagina.
Mauro